lunedì 23 luglio 2012

CRONOVISORE O MACCHINA DEL TEMPO

La notizia ha del sensazionale: in Vaticano verrebbe tenuta gelosamente nascosta una macchina capace di vedere il passato, attraverso una sorta di televisore. Uno strumento scientifico portentoso e fantastico, che potrebbe divenire pericoloso per l'intera umanità: il "cronovisore”, così si chiama la scoperta, captando gli eventi del passato, li farebbe vedere come si sono realmente svolti, svelando anche rischiosi segreti. La macchina sarebbe stata inventata da un ricercatore italiano, padre Pellegrino Alfredo Maria Ernetti, monaco benedettino, conosciutissimo esorcista, musicologo di fama internazionale e scienziato, vissuto a Venezia, nel convento benedettino dell'isola di San Giorgio Maggiore, dove è morto otto anni fa, nel 1994.



l principio fisico che sovrintenderebbe al funzionamento di questa macchina sembrerebbe riassumersi nella teoria secondo cui ogni essere vivente lascerebbe dietro di sé, nel tempo, una traccia costituita da una non ben identificata forma di energia. Tali tracce, in forma di energia visiva e sonora, non subirebbero col tempo una cancellazione definitiva, bensì una semplice attenuazione, rimanendo "impresse" nell'ambiente nel quale si manifestarono, confinate in una non meglio specificata "sfera astrale", dalle quali sarebbe possibile in ogni tempo recuperarle.
Un tale principio, oscuro ai più, sarebbe invece per l'autore, null'altro che un'asserzione pacificamente condivisa. Nella intervista a La Domenica del Corriere affermò ad esempio: «L'intera elaborazione si basa su un principio di fisica accettato da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono ma si trasformano e restano eterne e onnipotenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse stesse energia.»

Il suo principio di funzionamento sarebbe in buona sostanza un'applicazione delle tesi di
Albert Einstein e agirebbe nel modo seguente: dando per acclarato che la velocità della luce sia la costante finita di cui ci parlano le teorie relativistiche, noi percepiamo in ogni momento l'immagine (e quindi la posizione) che il Sole aveva (circa) 8 minuti prima, dato che la sua distanza media dalla terra è di 150 milioni di km. Il cronovisore permetterebbe di vedere il passato, perché, adoperando tecniche non meglio specificate, ma, a dire dell'autore, derivate da applicazioni di metodiche usuali, si connetterebbe con la posizione che aveva la terra nel momento in cui si svolgeva l'evento passato. In ciò consisterebbe la "sintonizzazione" del cronovisore sulla scia relitta di energia lasciata dall'evento. Una sintonia che lo strumento, a dire del sedicente artefice, sarebbe in grado di raggiungere, assicurando la visione (e l'ascolto) di qualsiasi fatto avvenuto in epoche passate.
Il Cronovisore, secondo la descrizione dell'autore consisteva di tre distinti componenti:


A rivelare la scoperta è un libro "bomba" appena pubblicato in Francia, a Parigi, dalle Edizioni Albin Michel: "Le noveau mystère du Vatican" (Il nuovo mistero del Vaticano") del teologo francese padre Francois Brune. Brune è un personaggio assai noto in Francia: professore di teologia, ha pubblicato libri di notevole impegno, accolti sempre con grande interesse anche dalla stampa laica. Il suo nome, come quello della casa editrice, sono una garanzia di serietà scientifica e per questo il volume che ha dedicato al cronovisore ha riaperto congetture e discussioni infuocate, diventando una miscela esplosiva.
Della sconvolgente apparecchiatura aveva già parlato intorno agli anni '70 lo stesso padre Ernetti in numerose interviste e pubblicazioni, e ai suoi allievi di prepolifonia al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia. La scoperta aveva suscitato un putiferio. Da una parte c'erano infatti sostenitori entusiasti: se era possibile rivedere il passato, la macchina avrebbe sciolto definitivamente tutti i dubbi restanti su eventi fondamentali che avevano cambiato la storia del mondo.




Padre Ernetti rivelò a François Brune alcuni viaggi temporali che avrebbe compiuto con il dispositivo ad esplorare.
Raccontò di aver voluto «[...] per prima cosa verificare che quello che vedevamo fosse autentico. Così iniziammo con una scena abbastanza recente, della quale avevamo buoni documenti visivi e sonori. Regolammo l'apparecchio su Mussolini che pronunciava uno dei suoi discorsi.»
Presa dimestichezza con il dispositivo: «[...] risalimmo nel tempo, captando Napoleone (se ho ben compreso quello che diceva, era il discorso con il quale annunciava l'abolizione della Serenissima Repubblica di Venezia per proclamare una Repubblica Italiana).»
«Successivamente andammo nell'antichità romana. Una scena del mercato ortofrutticolo di Traiano, un discorso di Cicerone, uno dei più celebri, la prima Catilinaria. Abbiamo visto e ascoltato il famoso: "Quousque tandem Catilina.
Assistere alla foga declamatoria di Cicerone di fronte al
Senato romano, nel 63 a.C., deve essere stata un'esperienza davvero emozionante. Ecco infatti come padre Ernetti la commentava: «I suoi gesti, la sua intonazione... com'erano potenti. E che fantastica oratoria!»
Ernetti sosteneva inoltre di aver assistito, attraverso il cronovisore, nel 169 a.C., ad una rappresentazione del Tieste, una tragedia del poeta latino Ennio, che si riteneva definitivamente perduta ma da lui prontamente trascritta proprio in quell'occasione.
Ma ancor più clamorosamente, Ernetti affermava di aver assistito nientemeno che alla passione e crocifissione di Gesù Cristo, le cui vicende sarebbero state da lui interamente filmate. Così riferì a padre Brune: «Vidi tutto. L'agonia nel giardino, il tradimento di Giuda, il processo... il calvario.»
Della presunta ripresa è stata divulgata unicamente un'eccezionale istantanea ravvicinata del volto di Cristo,
Nel giro di pochi mesi però si scoprì che l'immagine altro non era che la foto di una scultura del Cristo in croce che si trova presso il Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza, nei pressi di Todi.







Dall'altra c'erano le persone spaventate: il cronovisore poteva rivelarsi uno strumento pericoloso per carpire segreti e mettere a rischio la sicurezza dell'umanità. Le discussioni non finivano mai ed erano soprattutto gli uomini di Chiesa i più coinvolti. Poi improvvisamente il benedettino si trincerò in un rigoroso silenzio, spiegando che aveva ricevuto ordini in proposito dal Vaticano, l'interesse andò lentamente scemando e dopo qualche anno della “macchina del tempo" non si parlò più.Il libro di padre Brune rivela fatti inediti, retroscena incredibili, dettagli sconcertanti, indica nomi di personalità al di sopra di ogni sospetto, di scienziati famosi, indica date, circostanze precise, riporta documenti straordinari, lunghe conversazioni con padre Ernetti e il tutto, cucito insieme, diventa una valanga documentale cui è difficile fare opposizione. Il volume dimostra con dovizia di prove che il cronovisore è realmente esistito, anche se l’argomento è, a detta dello stesso autore, ai limiti della fantascienza. 

Negli anni '60 un gruppo di scienziati, tra cui padre Pellegrino, sarebbe riuscito a captare le onde visive e sonore del passato concreto terrestre, con una macchina che sarebbe in grado di ricostruire non solo i fatti e i detti della vita di ciascuno, ma addi­rittura la storia. La scoperta parte da un principio di alta fisica: ciascuno dì noi, a mano a mano che passano i secondi, nelle ore, nei giorni, nei mesi e negli anni della vita presente, lascia dietro di sé come una doppia scia, "visiva e sonora", poiché ogni uomo altro non è che energia visiva e sonora. «Tutta la nostra ''fisionomia" -spiega Ernetti nel saggio "Bibbia, teologia; magia e scienza" del 1987- è energia visiva che si sprigiona da noi, dalla nostra epidermide, e tutte le parole che noi diciamo sono energia sonora. Ora, ogni energia, una volta emessa, non si distrugge più semmai si trasforma, però resta eterna nello spazio aereo. Occorrono strumenti che captino queste energie e le ricostruiscano in maniera tale da ridarci la persona o l'evento storico ricercato: quindi noi avremo tutto il presente nel tempo e nello spazio». 
Con il cronovisore, racconta Brune, il gruppo di scienziati guidato dal monaco benedettino fece ricerche dapprima su Mussolini, poi su Napoleone, quindi passò ad avvenimenti dell'età romana e assistette alla rappresentazione di alcune famose tragedie. Di una di queste, scritta da Quinto Ennio, che si intitolava "Thiestes" della quale si conosceva solo qualche breve citazione, trascrisse l'intero testo come venne recitato a Roma nel 169 a.C., durante i giochi pubblici in onore di Apollo. Padre Ernetti raccontò a padre Brune di aver visto anche tutto lo svolgimento della Passione, della morte e della Resurrezione di Cristo.
Nel suo libro Brune afferma che la macchina, composta da tre gruppi di elementi, si trova “sequestrata" in Vaticano. Padre Ernetti, spaventato dall'importanza incredibile della sua scoperta, si era confidato con i propri superiori e con le autorità vaticane. C'era stata una riunione segreta con il papa e poi, di comune accordo, la macchina era stata ritirata e nascosta in Vaticano.
 A padre Ernetti era stato imposto di non fare più pubbliche dichiarazioni su quell'argomento, ma non gli era stato proibito di parlarne con gli amici in privato. E così aveva confidato tutto all'amico teologo francese. Chi scrive ha conosciuto personalmente padre Ernetti, era un sacerdote dotato di grande carisma e umanità. Una persona semplice e onesta, tutta dedita ai sudi studi sulla prepolifonia, sulla pneumofonia e all’attività di esorcista della diocesi di Venezia, carica che ha ricoperto per quasi trent'anni. Non mi ha mai parlato della macchina del tempo. Del resto oggi nessuno ne sa più niente e tutta la vicenda ha assunto un aspetto davvero misterioso. Forse il volume di Brune porterà finalmente alla luce la realtà.


  1. una serie di trasduttori ed antenne, in una lega di tre misteriosi metalli (non meglio specificati), garantiva la rivelazione di tutte le lunghezze d'onda del suono e della radiazione elettromagnetica.
  2. un modulo in grado di auto orientarsi sotto la guida delle onde sonore ed elettromagnetiche captate.
  3. una serie assai complessa di dispositivi deputati alla registrazione delle immagini e dei suoni.

NIBIRU ESISTE?

Uno degli argomenti, avvincenti e contraddittori, riguardante la comunità catastrofista del web, intorno al 2012 è quello della esistenza o meno del famoso pianeta Nibiru. Si sono sprecate affermazioni secondo le quali non si tratterebbe nemmeno di un pianeta, ma di un planetoide o finto pianeta, che in realtà celerebbe una vera e propria fortezza volante, diretta verso la nostra terra per annientarci. Alcuni identificano Nibiru con la Luna, scontratasi nelle ere primordiali con la terra, e le prove sarebbero sparse sul suo famoso lato oscuro.
Introdotto l'argomento diamo voce alla comunità scientifica e non, raccogliendo osservazioni ed affermazioni, tra smentite e conferme.




Nibiru per gli antichi Sumeri era l'astro  associato al dio Marduk. Il nome deriva dalla lingua accadica e significa punto di attraversamento o di transizione.  Sitchin, sulla base di una interpretazione  delle scritture sumeriche, giunge alla convinzione che Nibiru sia un pianeta. Nella sua costruzione teorica affianca al pianeta Nibiru il pianeta Tiamat. Quest'ultimo sarebbe esistito collocandosi tra Marte e Giove. Egli suppone che fosse un fiorente mondo con giungle e oceani la cui orbita fu distrutta dall'arrivo di un grande pianeta e di un piccola stella  che attraversò il sistema solare tra i 65 milioni e i 4 miliardi di anni fa. La nuova orbita assunta da Tiamat avrebbe fatto sì che collidesse con Nibiru. I detriti di questa collisione avrebbero dato vita alla fascia di asteroidi, alla Luna e alla Terra.





Per misurare la precessione degli equinozi, tra gli antichiSumeri , il cielo sarebbe stato diviso in 7 spicchi, ciascuno dedicato a uno dei 7 maggiori Annunaki, ogni spicchio misurante circa 50 gradi sull'equatore celeste. Con la precessione l'equinozio di primavera si sposta nel corso dei secoli , attraversando via via i vari spicchi in cui era diviso il cielo. Il passaggio del punto equinoziale da uno spicchio all'altro determinava l'attraversamento di una fascia di confine di circa 1,5 gradi, corrispondente a circa 3 volte il diametro apparente della Terra proiettata sulla
Luna durante un'eclissi. Tale fascia di attraversamento era Nibiru, nella quale la sovranità del cielo non apparteneva ad alcun Anunnaki particolare, e dunque gli dei potevano scendere sulla Terra. Ogni 3600 anni si ripete il passaggio tra uno spicchio di cielo e l'altro, e si ha il ritorno di Nibiru.






La Nasa nasconde le prove dell'esistenza del pianeta Nibiru? Esiste un complotto per non salvare la Terra dall'apocalisse.

Su Internet prosperano storie riguardanti il pianeta Nibiru e le previsioni della fine del mondo a dicembre del 2012. In questo momento ci sono oltre 175 libri che riguardano la fine del mondo nel 2012. Man mano che si diffonde questa notizia viene proposto un numero crescente di scenari di catastrofe. La rubrica Ask an Astrobiologist ["Chiedilo a un astrobiologo"] ha ricevuto quasi mille domande a proposito di Nibiru e sono state pubblicate oltre 200 risposte. Molte delle nuove domande sono simili a quelle alle quali è già stata data risposta.


 Qual è l'origine della previsione che il mondo finirà a dicembre del 2012?

 Zecharia Sitchin, noto sumerologo, ha asserito in vari libri (per esempio The Twelfth Planet [Il Dodicesimo Pianeta], pubblicato nel 1976) di aver trovato e tradotto documenti sumeri che identificano il pianeta Nibiru, che orbiterebbe intorno al Sole ogni 3600 anni. Queste documenti sumeri  includono storie di "antichi astronauti" che avrebbero visitato la Terra, provenendo da una civiltà aliena chiamata Annunaki.

Successivamente Nancy Lieder, una  sensitiva che afferma di veicolare messaggi degli alieni, scrisse sul proprio sito Zetatalk , che gli abitanti di un pianeta della stella Zeta Reticuli l'avevano avvisata che la Terra era in pericolo a causa del Pianeta X o Nibiru. Questa catastrofe fu prevista al dicembre del 2012.









 I sumeri furono la prima grande civiltà e fecero molte previsioni astronomiche precise, compresa l'esistenza dei pianeti Urano, Nettuno e Plutone. Perché non dovremmo credere alle loro previsioni riguardanti Nibiru?


Nibiru è un nome dell'astrologia babilonese, talvolta associato al dio Marduk. Compare come personaggio secondario nel poema Enuma Elish, dedicato alla creazione, secondo quanto registrato presso la biblioteca del re assiro Assurbanipal (668-627 AC)
La Sumeria prosperò molto tempo prima, all'incirca dal 23° al 17° secolo AC. Le asserzioni secondo le quali Nibiru sarebbe un pianeta e sarebbe stato conosciuto dai sumeri non sono contraddette dagli studiosi che studiano e traducono gli scritti dell'antica Mesopotamia.
La Sumeria fu  una grande civiltà, importante per lo sviluppo dell'agricoltura, della gestione dell'acqua, della vita urbana e in particolare della scrittura.  Di certo i sumeri conoscevano l'esistenza di Urano, Nettuno e Plutone. Sapevano che i pianeti orbitavano intorno al Sole: un concetto ripreso nell'antica Grecia, duemila anni dopo la fine dei sumeri.

.


Come poter  negare l'esistenza di Nibiru, visto che è stato scoperto nel 1983 e la notizia è apparsa sui principali quotidiani? All'epoca venne chiamato Pianeta X.


 

IRAS (l'Infrared Astronomy Satellite della NASA, che effettuò un censimento del cielo per dieci mesi nel 1983) scoprì numerose sorgenti infrarosse, fra le quali il Pianeta X nella zona esterna del sistema solare..

In sintesi, IRAS catalogò 350.000 sorgenti infrarosse, e inizialmente molte di queste sorgenti non furono  stranamente identificate. Tutte queste osservazioni sono state approfondite da studi successivi, con strumenti più potenti a terra e nello spazio.

La notizia di un "decimo pianeta" esplose nel 1984, quando la rivista Astrophysical Journal Letters pubblicò un articolo scientifico, intitolato Unidentified Point Sources in the IRAS Minisurvey [Sorgenti puntiformi non identificate nel mini-censimento IRAS"], che parlava di varie sorgenti infrarosse senza controparte.

 

Forse dovremmo chiedere del Pianeta X o di Eris, anziché di Nibiru. Perché l'orbita di Eris viene tenuta segreta?






Il termine "Pianeta X".  Il termine è stato usato dagli astronomi nel corso del secolo scorso per indicare un oggetto  di cui si sospettava l'esistenza. Una volta trovato l'oggetto, gli si assegna un nome, come fu fatto con Plutone ed Eris, che per qualche tempo furono indicati chiamandoli "Pianeta X". Se emerge che un oggetto nuovo è un pianeta scomodo ,lo si chiama "Pianeta X".
Eris è uno dei tanti pianeti nani scoperti di recente dagli astronomi nel sistema solare esterno. Tutti sono su orbite normali, che non li porteranno mai vicino alla Terra. Come Plutone, anche Eris è più piccolo della nostra Luna. E' molto lontano e la sua orbita non lo porta mai a meno di circa 6,4 miliardi di chilometri da noi.



Negano di aver costruito un telescopio al polo sud per inseguire Nibiru? Per quale altro motivo servirebbe costruire un telescopio al polo sud?



Un telescopio al polo sud esiste, è stato costruito dalla NASA e viene usato per studiare Nibiru. Il South Pole Telescope è finanziato dalla National Science Foundation, ed è un radiotelescopio,con uno strumento ottico. E' in grado di acquisire immagini o scattare foto.  L'Antartide è un luogo magnifico per le osservazioni astronomiche nell'infrarosso e nelle onde corte radio ed ha anche il vantaggio che si possono osservare gli oggetti in modo continuo, senza l'interferenza del circolo del giorno e della notte.
Vorrei aggiungere che non è impossibile immaginare una geometria in cui un oggetto sarebbe visibile soltanto dal polo sud. Se si trovasse proprio a sud della Terra, sarebbe visibile dall'intero emisfero sud.


Anche il sottoscritto nel 2007,acquista il suo megatelescopio digitale,a sud qualcosa si intravedeva, ed il negoziante mi riferì che tanti in quel periodo acquistavano simili congegni, segno di una affascinante corsa alla scoperta....
Spostati Afrodite, sto arrivando, INSISTISCI,,,,,

domenica 22 luglio 2012

INDACO BAMBINI DELLE STELLE

 Bambino Indaco
Un Bambino Indaco è tale se esibisce un nuovo e insolito insieme di attributi psicologici e adotta un modello di comportamento generalmente non documentato in precedenza. Questo modello include fattori unici comuni, che suggeriscono a coloro che interagisco no con questi bambini (in particolare i genitori) la necessità di cambiare il modo in cui li trattano e li educano, al fine di raggiungere un equilibrio. Ignorare tali nuovi modelli comportamentali significa potenzialmente creare disequilibrio e frustrazione nelle menti di questi nuovi e preziosi esseri. Il presente capitolo si propone di identificare, precisare e convalidare gli attributi di un Bambino Indaco.







Sembra che esistano vari tipi di Indaco, e li descriveremo nel corso del capitolo, ma intanto possiamo darvi indicazioni sui modelli comportamentali più comuni fra loro. Ne riconoscete qualcuno?
Ecco una lista contenente dieci fra i più comuni tratti dei Bambini Indaco:
• Vengono al mondo con un senso di regalità (e spesso si comportano di conseguenza).
• Hanno la sensazione di "meritare di essere qui" e sono sorpresi quando gli altri non lo condividono.
• L'autostima per loro non costituisce un problema.
• Spesso sono loro stessi a dire ai loro genitori "chi sono".
• Hanno problemi con l'autorità assoluta (che non dà spiegazioni né scelte).
• Si rifiutano di fare determinate cose, ad esempio, fare la fila è difficile per loro.
• Diventano frustrati se costretti a interagire in sistemi orientati ritualisticamente, che non richiedono il ricorso al pensiero creativo.
• Spesso intravedono un modo migliore per fare le cose, sia a casa che a scuola, il che li fa sembrare dei "demolitori di sistemi" (non si conformano a nessun sistema).
• Appaiono antisociali, a meno che non siano circondati da persone simili a loro.
• Se non hanno intorno persone con una consapevolezza simile alla loro, spesso si chiudono in se stessi, avendo la sensazione che nessun altro essere umano li capisca.
• La scuola spesso rappresenta per loro una prova estremamente difficile a livello sociale.


• Non rispondono alla disciplina che instilla il "senso di colpa" (del tipo "Aspetta di vedere cosa succede quando torna a casa tuo padre e vede cosa hai fatto").
• Non sono timidi nel farvi sapere ciò di cui hanno bisogno.
Nancy, lei è stata la prima a identificare e scrivere sul fenomeno degli Indaco nel suo libro, Understanding Your Life Through Color. Che cos'è un Bambino Indaco, e perché li chiamano così?
Li chiamo Indaco perché quello è il colore che "vedo".
Cosa significa?
Il loro colore di vita. Io guardo i colori delle persone per capire che missione sono venuti a compiere qui sul piano terrestre, cosa sono venuti a imparare, qual è il loro programma educativo. Fino a un certo punto degli anni Ottanta sentivo che dovevano essere aggiunti al sistema altri due colori, perché ne avevamo fatti scomparire due. Avevamo fatto scomparire il fucsia, e avevamo reso obsoleto il magenta. Quindi ritenevo che quei due colori di vita sarebbero stati sostituiti da altri. Fui molto colpita quando trovai una persona fucsia a Palm Springs, perché quel colore era sparito all'inizio del Novecento, o almeno così mi era stato detto.
Dicevo a tutti che ci sarebbero stati altri due colori di vita, ma non sapevo quali sarebbero stati. Mentre li cercavo, ho "visto" degli Indaco. Stavo svolgendo ricerche all'Università di Stato di San Diego, cercando di costruire un profilo psicologico completo che si ponesse al di sopra di ogni critica scientifica. All'epoca uno psichiatra, il dott. McGreggor, collaborava con me.



Sto cercando di ricordarmi il nome di un altro medico, ma non ci riesco. Ora lavora all'Ospedale dei Bambini, e suo figlio fu il primo di cui mi accorsi realmente, perché sua moglie, che non poteva averne, aveva dato alla luce un bambino. Il piccolo era nato con un grave soffio al cuore e il dottore mi chiamò chiedendomi di andare a trovare il bambino per scoprire cosa "vedevo". Allora andai da loro e quello fu il momento in cui stabilii con certezza che questo era un nuovo colore che ancora non faceva parte del mio sistema. Il bambino morì circa sei settimane dopo tutto accadde molto velocemente. Quello fu il primo incontro fisico che mi dimostrò che quei bambini erano diversi. Da allora ho cominciato a cercarli.





Ho smesso di insegnare all'Università di San Diego nel 1975, quindi so che tutto ciò è successo prima di allora. Non diedi molta importanza alla cosa fino al 1980, quando iniziai a scrivere il mio libro. Ci sono voluti due anni per farlo stampare ‑ la prima edizione è del 1982 mentre quella attuale risale al 1986. Quindi avevo rilevato per la prima volta il fenomeno negli anni Settanta. Negli anni Ottanta l'ho chiaramente etichettato e ho dato inizio alla fase di studio personologico, perché a quel punto c'erano già bambini di cinque, sei e sette anni e io potevo osservarli e "leggere" la loro personalità per scoprire meglio di cosa si trattava.
La cosa più importante che ho imparato osservandoli era che non avevano un programma di vita come noi, e non ce l'hanno neanche oggi. Non ne avranno uno per altri otto anni. Vedrete verificarsi un grande mutamento nei Bambini Indaco quando raggiungeranno l'età di 26, 27 anni. Il cambiamento implica che il loro scopo di vita diventerà chiaro.
I più grandi acquisiranno molta più stabilità nei compiti che stanno svolgendo, mentre i più piccoli arriveranno già muniti di un progetto di massima su ciò che svolgeranno nella vita. Sembrerebbe che molto di ciò che accadrà dipenda ancora da noi.
E' ancora allo stato di ricerca. Questo è il motivo per cui ho molto procrastinato la stesura di un libro sugli Indaco. Mi fa piacere che lo stiate scrivendo voi. Sembra esserci un tremendo interesse, un enorme bisogno di saperne di più sull'argomento.
Esatto. C'è, perché la gente non capisce questi Indaco. Sono bambini computerizzati, il che sta a significare che saranno più inclini a usare la testa che il cuore. Penso che questi bambini oggi arrivino avendo a portata di mano alcune regole di visualizzazione mentale. Sanno che se riescono a dare un nome a questa cosa, ne avranno il controllo. Sono bambini tecnologicamente orientati, il che mi dice che in futuro sono destinati a diventare ancora più tecnologici di quanto noi lo siamo oggi. A tre o quattro anni, questi bambini capiscono già delle cose sui computer che neanche un adulto di sessantacinque anni riesce a spiegarsi.
Sono ragazzi tecnologici bambini nati per la tecnologia, il che significa che possiamo facilmente predire ciò che vedremo accadere nei prossimi dieci anni: una tecnologia che va al di là della nostra immaginazione. Credo che questi bambini stiano aprendo un portale, e che arriveremo al punto in cui nulla richiederà più uno sforzo, eccetto che di natura mentale.
Sono d'accordo con lei.
Quello è il loro scopo di vita. Vedo che in alcuni casi l'ambiente in cui si sono formati li ha bloccati a tal punto, che talvolta questi bambini uccidono. Naturalmente credo nel paradosso che l'oscurità e la luce devono coesistere, al fine di permetterci di fare delle scelte. Senza scelte non c'è crescita. Se fossimo solo dei robot che seguono qualcosa, non esisterebbe il libero arbitrio non ci sarebbe scelta, non ci sarebbe niente. Sto facendo una digressione, ma con un fine ben preciso.
Recentemente ho spesso ripetuto ai miei studenti che se dobbiamo credere a come tutto è cominciato, se crediamo alla Bibbia, essa dice: «In principio era il vuoto, e le tenebre ricoprivano l'abisso». Ci sono sempre state. E Dio disse: «Sia la Luce». Egli creò il bene e creò la luce. Egli non creò l'oscurità, essa c'era da sempre. E poi il suo processo di creazione è stato un trionfo di separazioni. Separò la notte dal giorno, la luce dall'oscurità, la terra dal cielo, il firmamento dall'aria, la terra dall'acqua. Separò la donna dall'uomo e creò il maschile e il femminile. La regola della creazione è basata sulla separazione che permette di scegliere; in assenza di scelta non possiamo evolverci.
Quindi è chiaro che si è sempre trattato di avere a che fare con degli estremi, specialmente in questa nostra dimensione terrestre. Sono esistiti gli apici dell'estremo il sancta sanctorum da un lato e il peggiore dei mali dall'altro. Molti di noi si collocano fra i due estremi, aspirando alla perfezione pur continuando a commettere degli errori. 1 più avanzati nella perfezione stanno diventando delle persone comuni. Anche i peggiori fra i peggiori stanno diventando delle persone comuni, e progressivamente quell'equilibrio va definendosi sempre più. Questi ragazzi, tutti quelli che ho osservato finora fra coloro che hanno ucciso dei compagni di scuola o i genitori, erano degli Indaco. A giudicare da ciò che ho visto, solo uno di loro era un Indaco umanista; gli altri erano Indaco concettualisti.
Questa osservazione è molto interessante ‑ mi riferisco al fatto che i ragazzi che sopprimono altri ragazzi siano Indaco. Se capisco bene, si può dire che nonostante il loro percorso sia già ben delineato, in qualche modo la loro missione viene bloccata, e quindi essi cercano di liberarsi di ciò che li blocca?
E' una nuova forma di sopravvivenza. Quando lei e io eravamo piccole, avevamo anche noi degli orribili pensieri e volevamo fuggire. Ma avevamo paura. Loro non hanno paura. Non temono, perché sanno chi sono. Loro credono in se stessi.
Passiamo a un altro argomento. A quanto le risulta, quando è stata notata la presenza dei primi Bambini Indaco, e qua] è l'attuale percentuale di nascite di Bambini Indaco?
Ritengo che il 90 per cento dei bambini oggi al di sotto dei dieci anni siano Indaco. Io non sono in grado di affermare quando hanno iniziato ad arrivare, ma so con certezza quando ho cominciato ad osservare il fenomeno. Il mio libro, Understanding Your Life Through Color, è uscito nel 1986 quindi so che ho cominciato a notare la loro presenza prima di allora. Credo che le mie prime osservazioni risalgano al 1982.
Avevo osservato il fenomeno molto prima ma non gli avevo dato un nome. Poi tra quel periodo e il 1985 mi sono resa conto con certezza che gli Indaco erano qui per rimanere.
Ci sono vari tipi di Indaco? In tal caso, quali sono e cosa li caratterizza?
Ne esistono quattro tipi diversi, ciascuno con uno scopo di vita ben preciso:
  • UMANISTA: il primo tipo è quello dell'umanista, che svolgerà il suo lavoro a contatto con le masse. Sono i medici, gli avvocati, gli insegnanti, i commercianti, gli uomini d'affari e i politici di domani. Saranno al servizio delle masse, e sono iperattivi. Sono estremamente socievoli. Parlano con tutti, in qualunque situazione, sono estremamente affabili; hanno opinioni molto radicate. Inoltre non si sentono a loro agio nel corpo fisico, sono iperattivi, come ho detto, e talvolta si scontrano coi muri perché dimenticano di usare i freni. Non sanno giocare con un giocattolo alla volta, devono tirarli fuori tutti, averli tutti lì davanti, anche se poi magari non li toccano nemmeno. Sono quel tipo di ragazzi a cui non basta dire una volta di riordinare la loro stanza, bisogna continuamente ricordarglielo perché si distraggono facilmente. Entrano nelle loro camerette, cominciano a mettere ordine, ma poi vedono un libro; allora si siedono e si mettono a leggerlo, perché sono avidi lettori. Ieri mi trovavo a bordo di un aereo e c'era un piccolo Indaco di tre anni che faceva i capricci. Sua madre gli ha dato il manuale di emergenza, e lui l'ha aperto per guardare le illustrazioni. Il bambino è rimasto lì seduto, con un'espressione molto seria, e leggeva con grande sussiego e immedesimazione. Ha studiato il libretto per cinque minuti, e sebbene io sappia che lui non era in grado di leggerlo, so anche lui credeva proprio di far questo, almeno mi è sembrato. Quello è l'umanista Indaco.
  • CONCETTUALE: il secondo tipo è quello dell'Indaco concettuale. I concettuali sono più interessati ai progetti che alle persone. Sono gli ingegneri, gli architetti, i designer, gli astronauti, i piloti e i militari di domani. Non si sentono a disagio fisicamente e spesso sono molto atletici fin da bambini. Hanno problemi di controllo, e la persona che cercano di controllare di più, se sono maschi, è la loro madre. Le bambine invece cercano di controllare i loro padri. Se glielo si lascia fare, si creano problemi, anche gravi. Durante l'adolescenza questo tipo di Indaco tende a sviluppare delle forme di dipendenza, specialmente rispetto agli stupefacenti. 1 genitori devono tenere l'occhio puntato sul loro comportamento, e quando questi ragazzi cominciano ad appartarsi, o mettono cartelli del tipo "Proibito entrare", è il momento che la madre faccia un controllo in camera loro.
  • ARTISTA: poi esiste il tipo dell'artista. Questo tipo di Indaco è molto più sensibile e spesso è fisicamente più minuto, sebbene ci siano eccezioni. Sono ragazzi più orientati verso l'arte. Sono creativi, e saranno gli insegnanti e gli artisti di domani. Qualunque cosa facciano, la affrontano dal lato creativo. Se si occupano di medicina, possono scegliere di diventare chirurghi o ricercatori. Nel campo delle belle arti sono attori eccezionali. Fra i quattro e i dieci anni di età c'è caso di vederli scegliere quindici attività creative diverse e praticarne una per cinque minuti lasciandola subito da parte. Quindi dico sempre alle madri di artisti e musicisti: «Non comprate loro gli strumenti ‑ noleggiateli!». L'artista Indaco magari studia cinque o sei strumenti diversi, ma una volta divenuto adolescente fa una scelta e diventa artista in quel campo o in quell'attività.
  • INTERDIMENSIONALE: il quarto tipo è quello dell'Indaco interdimensionale. Sono i più robusti fra tutti gli Indaco e fin dall'età di uno o due anni non gli si può più dire niente. Loro ti rispondono: «Lo so. Lo so fare. Lasciami stare». Sono i ragazzi che porteranno nel mondo nuove filosofie e nuove religioni. Possono permettersi di fare i bulli perché sono grandi e grossi e anche perché non si conformano agli altri tipi di Indaco.
 Va detto che nei prossimi vent'anni i colori della vita fisica spariranno tutti, eccetto il rosso, e qui mi riferisco soltanto al colore di vita. Rimarranno solo i colori mentali:  il marrone chiaro, i gialli e i verdi, e i colori spirituali, in varie sfumature di blu e di viola. L'Indaco umanista sta sostituendo il colore giallo e il viola. L'Indaco concettuale sta sostituendo il marrone, il verde e il viola. L'Indaco artista subentra al blu e al viola. L'Indaco interdimensionale sta prendendo il posto del viola. Ovviamente, il viola è presente in tutti e quattro i livelli.

sabato 21 luglio 2012

SGUARDO AL FUTURO 21/12/2012

Eccoci, ci siamo. Tra conferme e smentite, varie rivisitazioni in chiave new age o apocalittiche, inesorabile scorre il nostro principale nemico e controllore: il tempo.
Mancano sei mesi alla fatidica data, all'appuntamento con l'ipotetica catastrofe o con il  salto quantico evolutivo. In questi anni, diverse corse alla sopravvivenza hanno attirato la mia attenzione, chi era intento ad ammassare viveri sulle Alpi, dove aveva acquistato in precedenza il terreno, chi ha comprato casa in Francia, chi in Bolivia, chi preparava cartine del mondo emerso; insomma di tutto e di più.
Non sono mancate rivelazioni di addotti o visionari, entrambi propendenti alla catastrofe.
Da studioso di Libri Sacri, posso affermare che la fine di sistemi di vita non conformi ai voleri degli dei padroni, sono paventati in ogni organizzazione religiosa.
Quello che manca in ogni forma di teologia, sono i riferimenti precisi a date e luoghi, o meglio, esistono celatamente sotto forma di profezie criptate, come se gli dei si riservassero il diritto regale di intervenire senza preavviso, rivelando  gli indizi solo agli iniziati.
La scienza, varie volte afferma, sostiene, per poi puntualmente smentire, come se di certo non ci fosse più nulla.
Intanto però in Norvegia si conservano al fresco semi di ogni genere, in Svizzera si creano bunker di sopravvivenza, e le nazioni potenti fanno incetta di ogni tipo di tecnologia umana e non.

Viene spontaneo chiedersi: sarà inferno o paradiso?

Le testimonianze fossili non smentiscono l'inversione dei poli magnetici, similmente le grandi civiltà affermano una ciclicità di rovina e rinascita della razza umana: Atlantide e Lemuria, ne sono un esempio.
Una miriade di oggetti ritrovati, appartenenti ad ere preistoriche dimostrano l'esistenza di uomini in quelle ere.
Viene da chiedersi: bisogna rivedere la storia? Certamente direi, perchè così come è, paventa delle incongruenze basilari.

C'è poi il capitolo dei visionari, ex spie psichiche militari e quant'altro del genere. A cominciare da Casey, tutti affermano l'esistenza del continente perduto, dove uomini avanti nell'uso di quelle facoltà perse oggi, vivevano in perfetta simbiosi con l'Universo, manipolando la materia e quindi il tempo e lo spazio.

Attualmente il capitolo Remoter riguarda Marte ed i suoi abitanti del suolo, nostri progenitori, ma questo è un argomento a se.
Concludo evitando il rischio d'esser evanescente riproponendo la domanda: INFERNO O PARADISO?
A voi il dilemma.

VIVIANO       INSISTISCI..........


CARRO DIVINO 2 PARTE




Nei testi originali scritti in ebraico, queste sono le prime tre parole: “Bereshit bara Elohim…“. Nel quarto secolo, Gerolamo, uno dei padri della cristianità, l’ha tradotto nella Vulgata con: “In principio creavit Deus caelum ed terram...”. Elohim, parola ebraica maschile plurale, è stato tradotto con la parola latina Deus, “Dio” al singolare. Nella lingua ebraica, il singolare della parola Elohimè Eloha: la desinenza -im indica sempre un plurale. Quindi, la traduzione letterale della parola Elohim non significa Dio ma: “Quelli che sono venuti dal cielo”.
E questa sarebbe la sintesi della genesi: circa 25000 anni fa gli Elohim scoprirono la Terra e grazie alla loro tecnologia avanzatissima ed alla perfetta padronanza dell’ingegneria genetica e del Dna, resero abitabile questo pianeta e crearono ogni forma di vita.

Terminarono la loro colossale opera creando l’uomo a propria immagine e somiglianza, come dice testualmente la Bibbia (derivante dall’epopea sumera). Per guidare l’Umanità gli Elohim inviarono Messaggeri che diedero origine a tutte le grandi religioni: Gesù, Buddha, Mosè, Maometto.












“Ecco cosa vidi: io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente (l’elettro è una lega color oro: il profeta osserva un corpo in cielo che gode di luce propria, che emette una luce dorata). Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l’aspetto: avevano sembianza umana (Il profeta non li definisce umani, ma simili. Li definiremmo oggi, dunque, umanoidi) e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali (Quattro facce, e non quattro teste: come le quattro facce di un casco da astronauta? Le ali vengono meglio spiegate dopo). Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d’un vitello, splendenti come lucido bronzo (La parola “piedi” fa capire che erano esseri bipedi. La pianta luccicante ricorda il bronzo sconosciuto sconosciuto dagli ebrei del tempo e la rotondità delle suole). Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d’uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali, e queste ali erano unite l’una all’altra (Due “ali” unite, come le bombole dell’ossigeno). Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé (come il movimento di astronauti spinti da motori a razzo). Quanto alla loro forma delle facce, ognuno dei quattro aveva fattezze d’uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d’aquila (“Fattezze” è traducibile anche con “occhi”. Gli occhi d’aquila sono ovali, come quelli degli alieni descritti dalle vittime di abductions). Le loro ali erano spiegate verso l’alto (difatti le bombole sono spiegate verticalmente dietro la schiena); ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che cingevano il corpo (Due coppie di ali: la prima le bombole, la seconda cinge il corpo, come fossero endoreattori). Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro (Il vento: il fuoco che esce dai propulsori a razzo e li spinge nella direzione voluta). Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che lampeggiavano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori. Gli esseri andavano e venivano come un baleno (la velocità degli spostamenti). Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro. Le ruote avevano l’aspetto e la struttura come di topazio (Quattro ruote, quindi oggetti discoidali. “Topazio” è traducibile anche con “anello”) e tutt’e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un’altra ruota (struttura di un UFO?). Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi. La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt’e quattro erano pieni di occhi tutt’intorno (L’enorme dimensione dei quattro dischi e gli oblò o le luci intorno ad essi). Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano. Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote. Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote. Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad uno zaffiro, disteso sopra le loro teste (Presenza di qualcosa di molto più grande, forse un’astronave madre), e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l’una di contro all’altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo. Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell’Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d’un accampamento.








Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali. Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste (rombo proveniente dall’astronave madre). Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane. Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l’elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore il cui aspetto era simile a quello dell’arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l’aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava nella mente (il raggio che esce dall’astronave madre, che ricorda il riflesso dell’arcobaleno. Infine, sembra che gli umanoidi usino una comunicazione telepatica).” Ez 1, 3 – 2

In confronto con il relativamente modesto numero di incontri che può essere rilevato negli scritti antichi, ai nostri giorni vi sono migliaia di convincenti e inspiegabili testimonianze di persone che tendono a dare un’impronta mistica alla loro esperienza di contatto con esseri alieni.
L'articolo "Il Sator e la gematria", con cui Stelio Calabresi procede ad un excursus storico sulla stuzzicante questione del quadrato enigmatico detto appunto del Sator o del Rotas, mi ha coinvolto e mi ha riportato al tema.


A conclusione del paragrafo "
Considerazioni per un approccio gematrico al Sator" il Calabresi propone, infatti, il seguente dilemma:

«In conclusione la lettura gematrico-cabalistica del "Sator" conferma e - al tempo stesso - smentisce la tesi di Conti Puorger, perché, se c'è la divinità prevalente in molti dei numeri analizzati, non manca la magia del 7. A mio avviso, quindi, delle due l'una: o è inesatta la tesi sostenuta da Conti Puorger (quella che collega il "Sator" all'ebraismo che avrebbe ispirato i paleocristiani) o è scorretto il ricorso al sistema numerazione ebraico-cabalistico.»

Ciò, muove il Conti Puorger a fare una precisazione.
Per farla richiamo integralmente il contenuto dei miei articoli sul quei quadrati enigmatici:
Al riguardo del dilemma proposto, in sintesi, confermo e aggiungo motivazioni atte a confortare la tesi che collega il "Sator" all'ebraismo che con le sue Sacre Scritture ha ispirato i paleocristiani.
Premetto poi che non sono io che ho cercato di dimostrare che il Sator sia ancora un quadrato "magico-gematrico" se sostituendo le lettere ebraiche si fa il calcolo gematrico, ma con il secondo dei suddetti miei articoli ho solo sostenuto che quel quadrato richiama il carro di fuoco di Ezechiele e che sostituendovi lettere ebraiche dà un messaggio messianico.
Pur valendo tale circostanza, per contro, sostengo non essere corretto il ricorso al sistema di numerazione ebraico-cabalistica, in quanto non era quello l'intento di chi l'ha prodotto pur se prende spunto dai profeti e dalla Torah, perché l'annuncio era per i neofiti di lingua latina e, infatti, dal latino va interpretato.
Ciò detto cerco di spiegare meglio il mio punto di vista.

Perché quel quadrato si rifà alla visione del carro di fuoco di Ezechiele?

Ho già approfondito con l'articolo "
Il carro di fuoco di Ezechiele: ufo e/o macchina del tempo?" alcuni aspetti di tale visione con cui apre il suo libro il grande profeta biblico Ezechiele (1,1) che esordisce con: "...i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine."
Ciò che vede è descritto con precisione e dettagli in cui gli ufologi hanno individuato la descrizione di un UFO e su ciò è stato detto e ridetto.
In entrambi i modi di scrivere quel quadrato, ebbi a notare che permangono fissi alcuni elementi oltre ovviamente la lettera N che è al centro.
Le parole:
"R O T A S" esterne che girano in tutti i sensi
e quindi divengono anche "S A T O R"

richiamano appunto il roteare e le ruote del carro di Ezechiele che vanno sia in senso destrorso o sinistrorso per suggerire che vanno in tutte le direzioni della rosa dei venti.
Altro elemento che colpisce è che, comunque, nelle due forme del quadrato restano immutati gli assi, verticali e orizzontali.
Gli assi a croce, infatti, essendo palindromi non variano ed esprimono comunque e sempre TENET.

È la stessa idea che ho ritrovato in una vecchia pergamena nella Stiftsbibliothek del monastero Benedettino di San Gallo in Svizzera, attribuita ai Carmina di Venantius Fortunatus di cui al mio articolo "
Da vecchie pergamene la crux per uscire dal labirinto" che si sviluppa partendo dalla ripetizione in quadrato della croce.

Nacque così l'idea del Nazareno, rappresentato dalla N centrale del quadrato del Sator che s'irradia nel mondo con le sue Rotas o Sator.
Sulla croce, infatti, c'era il titulus con l'iscrizione fatta comporre da Pilato anche in latino "...Gesù il Nazareno, il re dei Giudei". (Giovanni 19,19)


Poi appare l'idea del TENET - i due assi in croce - che, appunto, sono il telaio che permane comunque giri la struttura.
Questa croce "tiene" TENET compatto il carro che rotea, quindi procede nel mondo.

Questo carro è sì un oggetto che si rende visibile in questo mondo, ma ispirandosi al carro di Ezechiele, ...viene dal cielo!
Soffermiamoci ancora sulla descrizione che fa quel profeta.

Attorno ha tanti occhi, come tanti oblò e ha una cupola trasparente:
"Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste." (Ezechiele 1,22)

A bordo c'è un essere con figura d'uomo:
"...splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia." (Ezechiele 1,27s)

Con il suo spirito moveva le ruote:
"...perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote." (Ezechiele 1,21)

Per gli ufologi, non v'è dubbio, è la descrizione proprio di un UFO ante litteram.
Di fatto è venuto per annunciare agli esuli a Babilonia il ritorno a Gerusalemme.
È questa però anche una profezia che supera quel evento di salvezza solo per i Giudei, ma è anche annuncio che avverrà l'esodo da questo mondo quando sarà fissata la fine del suo ciclo vitale e vi sarà l'auspicato ritorno dell'umanità alla Gerusalemme celeste, città da cui proviene la scintilla della nostra esistenza... perché non siamo esseri di questo mondo, come lo è colui che ci verrà a prendere.

A questo punto della descrizione del quadrato il giudeo cristiano della prima ora che l'ha ideato, che conosceva l'ebraico e le Sacre Scritture, fuggito dalla Giudea o in missione evangelica, avrebbe completato quelle idee formative del quadrato con appropriate lettere per dare il compiuto messaggio in latino, di cui ho detto nel citato articolo "
Il quadrato del Sator simbolo cristiano", ma anche come ho proposto con l'altro articolo "Il quadrato del sator è il carro di fuoco di Ezechiele?", atte, se traslitterate in lettere ebraiche, a sottendere il messaggio base della predicazione per i suoi compagni giudei.
Quelle lettere che ha inserito, infatti, sono quelle che rendono la possibilità:
· in latino, di leggere il Pater Noster;
· traslitterate in ebraico, di leggere una profezia sul ritorno finale del Messia.
"Nel corpo nel tempo l'Unigenito scese in azione.
Il Verbo generato venne nel N(azareno).
Nel mondo crocifisso, per primo col corpo ne riuscì.
Disse che in azione giù riverrà.
Lo rivedremo col corpo."

Dallo sviluppo numerico che ha prodotto il Calabresi tra l'altro, pur se il quadrato con lettere ebraiche non ha l'espressività voluta in ogni direzione, per quanto riguarda i valori gematrici delle righe, colonne e diagonali, come ha osservato l'autore, presenta numeri finali che ci portano al pensiero della divinità e della perfezione e in più presenta il n° 7, unione di umano e divino.
Proprio ciò è indice d'idea cristiana.
Per gli ebrei non convertiti al cristianesimo è blasfemia pensare Dio uomo, invece l'annuncio portato dai cristiani è che, in questo 7° e ultimo giorno della creazione che sta trascorrendo, l'umanità, grazie a il Nazareno, ha accesso alla divinità, perché Gesù è l'inviato dal Padre ed è morto, è risorto ed è asceso al cielo, ma assieme al Padre ha inviato lo Spirito Santo per raccogliere e convertire gli uomini e convincerli del Loro amore.
A quel giudeo cristiano il messaggio primo che interessava di dare non era di produrre un quadrato magico gematrico, ma di asserire l'idea cristiana.
Vista la questione in questi termini il Sator è sì il prodotto di un "cabalista", quindi collegato all'ebraismo, che non scrive per i cabalisti, ma per iniziati cristiani di lingua latina e che rispetto ai cabalisti ebraici ha una nuova e "non piccola differenza", crede nel Nazareno, vero Dio e vero uomo.

Agli inizi, 30-40 anni dopo la morte di Gesù, in Israele non c'erano tante sottigliezze tra gnostici e credenti, erano tutti stati colpiti dagli eventi di Gesù, sia i colti che la gente comune e per il loro approccio con le Sacre Scritture avevano pressoché tutti una pur basilare preparazione.
Gnostici e cabalisti così facevano parte della Chiesa cristiana di Gerusalemme e i giudei che fuggivano da Gerusalemme nel 60-70 d.C. erano tanti e in un modo o in un altro erano infarinati di gematria e di "enigmistica".
La gematria o gimatria e cristianesimo allora andavano a braccetto.
Si pensi al Vangelo di Matteo che inizia con l'idea delle 14 generazioni, numero ripetuto forzatamente che indica David, ai 153 grossi pesci del Vangelo di Giovanni e al 666 numero della bestia nell'Apocalisse. (Vedi "
Numeri nei Vangeli e nell'Apocalisse, annunci del Messia" e "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta")
Lo scopo di quel cabalista del Sator però non era produrre un quadrato magico gematrico con le lettere, ma di fornire un segnale di riconoscimento segreto - ipotesi che appunto accenna il Calabresi - per annunciare il Messia, sia in latino, sia traslitterando in ebraico quel testo.
A conclusione, gli indizi sono tutti a favore della chiave ufologica aliena. INSISTISCI.

IL CARRO DIVINO VISIONE O UFO? 1 PARTE

Apriamo questa trattazione con una semplice riflessione: ai tempi del profeta Ezechiele chiunque avesse un semplice " accendino " sarebbe stato deificato come possessore del fuoco a comando.

Alcuni  hanno promulgato l’ipotesi che  una parte delle schiere angeliche altro non sono che ufo. Gli ufo, in alcune delle loro rappresentazioni, somigliano in modo sorprendente agli angeli.
Questa, è la tesi di Billy Graham nel suo libroAngels. God’s Secret Agents (“Agenti segreti di Dio”, 1989).
Mentre, lo scrittore Stuart Campbell ritiene che siano i diavoli i veri extraterrestri:
Gli angeli del diavolo chiamano oggi se stessi i visitatori dallo spazio: l’apparizione degli ufo nei nostri cieli significa che il diavolo sta intensificando la sua campagna satanica contro il bene.

Lo svizzero Erich von Daniken, autore di Chariots of the Gods , sostiene che esseri alieni, provenienti da un’altra galassia, visitarono la terra circa diecimila anni fa, crearono uomini intelligenti a loro somiglianza, alterando il codice genetico delle scimmie.
Vennero adorati come Dei dal genere umano per le loro immense conoscenze tecniche, e quindi resta la tradizione dei miti.
“Ecco cosa vidi: io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente (l’elettro è una lega color oro: il profeta osserva un corpo in cielo che gode di luce propria, che emette una luce dorata). Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l’aspetto: avevano sembianza umana (Il profeta non li definisce umani, ma simili. Li definiremmo oggi, dunque, umanoidi) e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali (Quattro facce, e non quattro teste: come le quattro facce di un casco da astronauta? Le ali vengono meglio spiegate dopo). Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d’un vitello, splendenti come lucido bronzo (La parola “piedi” fa capire che erano esseri bipedi. La pianta luccicante ricorda il bronzo sconosciuto sconosciuto dagli ebrei del tempo e la rotondità delle suole). Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d’uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali, e queste ali erano unite l’una all’altra (Due “ali” unite, come le bombole dell’ossigeno). Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé (come il movimento di astronauti spinti da motori a razzo). Quanto alla loro forma delle facce, ognuno dei quattro aveva fattezze d’uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d’aquila (“Fattezze” è traducibile anche con “occhi”. Gli occhi d’aquila sono ovali, come quelli degli alieni descritti dalle vittime di abductions). Le loro ali erano spiegate verso l’alto (difatti le bombole sono spiegate verticalmente dietro la schiena); ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che cingevano il corpo (Due coppie di ali: la prima le bombole, la seconda cinge il corpo, come fossero endoreattori). Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro (Il vento: il fuoco che esce dai propulsori a razzo e li spinge nella direzione voluta). Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che lampeggiavano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori. Gli esseri andavano e venivano come un baleno (la velocità degli spostamenti). Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro. Le ruote avevano l’aspetto e la struttura come di topazio (Quattro ruote, quindi oggetti discoidali. “Topazio” è traducibile anche con “anello”) e tutt’e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un’altra ruota (struttura di un UFO?). Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi. La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt’e quattro erano pieni di occhi tutt’intorno (L’enorme dimensione dei quattro dischi e gli oblò o le luci intorno ad essi). Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano. Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote. Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote. Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad uno zaffiro, disteso sopra le loro teste (Presenza di qualcosa di molto più grande, forse un’astronave madre), e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l’una di contro all’altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo. Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell’Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d’un accampamento.