sabato 21 luglio 2012

CARRO DIVINO 2 PARTE




Nei testi originali scritti in ebraico, queste sono le prime tre parole: “Bereshit bara Elohim…“. Nel quarto secolo, Gerolamo, uno dei padri della cristianità, l’ha tradotto nella Vulgata con: “In principio creavit Deus caelum ed terram...”. Elohim, parola ebraica maschile plurale, è stato tradotto con la parola latina Deus, “Dio” al singolare. Nella lingua ebraica, il singolare della parola Elohimè Eloha: la desinenza -im indica sempre un plurale. Quindi, la traduzione letterale della parola Elohim non significa Dio ma: “Quelli che sono venuti dal cielo”.
E questa sarebbe la sintesi della genesi: circa 25000 anni fa gli Elohim scoprirono la Terra e grazie alla loro tecnologia avanzatissima ed alla perfetta padronanza dell’ingegneria genetica e del Dna, resero abitabile questo pianeta e crearono ogni forma di vita.

Terminarono la loro colossale opera creando l’uomo a propria immagine e somiglianza, come dice testualmente la Bibbia (derivante dall’epopea sumera). Per guidare l’Umanità gli Elohim inviarono Messaggeri che diedero origine a tutte le grandi religioni: Gesù, Buddha, Mosè, Maometto.












“Ecco cosa vidi: io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente (l’elettro è una lega color oro: il profeta osserva un corpo in cielo che gode di luce propria, che emette una luce dorata). Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l’aspetto: avevano sembianza umana (Il profeta non li definisce umani, ma simili. Li definiremmo oggi, dunque, umanoidi) e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali (Quattro facce, e non quattro teste: come le quattro facce di un casco da astronauta? Le ali vengono meglio spiegate dopo). Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d’un vitello, splendenti come lucido bronzo (La parola “piedi” fa capire che erano esseri bipedi. La pianta luccicante ricorda il bronzo sconosciuto sconosciuto dagli ebrei del tempo e la rotondità delle suole). Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d’uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali, e queste ali erano unite l’una all’altra (Due “ali” unite, come le bombole dell’ossigeno). Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé (come il movimento di astronauti spinti da motori a razzo). Quanto alla loro forma delle facce, ognuno dei quattro aveva fattezze d’uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d’aquila (“Fattezze” è traducibile anche con “occhi”. Gli occhi d’aquila sono ovali, come quelli degli alieni descritti dalle vittime di abductions). Le loro ali erano spiegate verso l’alto (difatti le bombole sono spiegate verticalmente dietro la schiena); ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che cingevano il corpo (Due coppie di ali: la prima le bombole, la seconda cinge il corpo, come fossero endoreattori). Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro (Il vento: il fuoco che esce dai propulsori a razzo e li spinge nella direzione voluta). Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che lampeggiavano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori. Gli esseri andavano e venivano come un baleno (la velocità degli spostamenti). Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro. Le ruote avevano l’aspetto e la struttura come di topazio (Quattro ruote, quindi oggetti discoidali. “Topazio” è traducibile anche con “anello”) e tutt’e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un’altra ruota (struttura di un UFO?). Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi. La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt’e quattro erano pieni di occhi tutt’intorno (L’enorme dimensione dei quattro dischi e gli oblò o le luci intorno ad essi). Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano. Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote. Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote. Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad uno zaffiro, disteso sopra le loro teste (Presenza di qualcosa di molto più grande, forse un’astronave madre), e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l’una di contro all’altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo. Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell’Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d’un accampamento.








Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali. Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste (rombo proveniente dall’astronave madre). Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane. Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l’elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore il cui aspetto era simile a quello dell’arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l’aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava nella mente (il raggio che esce dall’astronave madre, che ricorda il riflesso dell’arcobaleno. Infine, sembra che gli umanoidi usino una comunicazione telepatica).” Ez 1, 3 – 2

In confronto con il relativamente modesto numero di incontri che può essere rilevato negli scritti antichi, ai nostri giorni vi sono migliaia di convincenti e inspiegabili testimonianze di persone che tendono a dare un’impronta mistica alla loro esperienza di contatto con esseri alieni.
L'articolo "Il Sator e la gematria", con cui Stelio Calabresi procede ad un excursus storico sulla stuzzicante questione del quadrato enigmatico detto appunto del Sator o del Rotas, mi ha coinvolto e mi ha riportato al tema.


A conclusione del paragrafo "
Considerazioni per un approccio gematrico al Sator" il Calabresi propone, infatti, il seguente dilemma:

«In conclusione la lettura gematrico-cabalistica del "Sator" conferma e - al tempo stesso - smentisce la tesi di Conti Puorger, perché, se c'è la divinità prevalente in molti dei numeri analizzati, non manca la magia del 7. A mio avviso, quindi, delle due l'una: o è inesatta la tesi sostenuta da Conti Puorger (quella che collega il "Sator" all'ebraismo che avrebbe ispirato i paleocristiani) o è scorretto il ricorso al sistema numerazione ebraico-cabalistico.»

Ciò, muove il Conti Puorger a fare una precisazione.
Per farla richiamo integralmente il contenuto dei miei articoli sul quei quadrati enigmatici:
Al riguardo del dilemma proposto, in sintesi, confermo e aggiungo motivazioni atte a confortare la tesi che collega il "Sator" all'ebraismo che con le sue Sacre Scritture ha ispirato i paleocristiani.
Premetto poi che non sono io che ho cercato di dimostrare che il Sator sia ancora un quadrato "magico-gematrico" se sostituendo le lettere ebraiche si fa il calcolo gematrico, ma con il secondo dei suddetti miei articoli ho solo sostenuto che quel quadrato richiama il carro di fuoco di Ezechiele e che sostituendovi lettere ebraiche dà un messaggio messianico.
Pur valendo tale circostanza, per contro, sostengo non essere corretto il ricorso al sistema di numerazione ebraico-cabalistica, in quanto non era quello l'intento di chi l'ha prodotto pur se prende spunto dai profeti e dalla Torah, perché l'annuncio era per i neofiti di lingua latina e, infatti, dal latino va interpretato.
Ciò detto cerco di spiegare meglio il mio punto di vista.

Perché quel quadrato si rifà alla visione del carro di fuoco di Ezechiele?

Ho già approfondito con l'articolo "
Il carro di fuoco di Ezechiele: ufo e/o macchina del tempo?" alcuni aspetti di tale visione con cui apre il suo libro il grande profeta biblico Ezechiele (1,1) che esordisce con: "...i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine."
Ciò che vede è descritto con precisione e dettagli in cui gli ufologi hanno individuato la descrizione di un UFO e su ciò è stato detto e ridetto.
In entrambi i modi di scrivere quel quadrato, ebbi a notare che permangono fissi alcuni elementi oltre ovviamente la lettera N che è al centro.
Le parole:
"R O T A S" esterne che girano in tutti i sensi
e quindi divengono anche "S A T O R"

richiamano appunto il roteare e le ruote del carro di Ezechiele che vanno sia in senso destrorso o sinistrorso per suggerire che vanno in tutte le direzioni della rosa dei venti.
Altro elemento che colpisce è che, comunque, nelle due forme del quadrato restano immutati gli assi, verticali e orizzontali.
Gli assi a croce, infatti, essendo palindromi non variano ed esprimono comunque e sempre TENET.

È la stessa idea che ho ritrovato in una vecchia pergamena nella Stiftsbibliothek del monastero Benedettino di San Gallo in Svizzera, attribuita ai Carmina di Venantius Fortunatus di cui al mio articolo "
Da vecchie pergamene la crux per uscire dal labirinto" che si sviluppa partendo dalla ripetizione in quadrato della croce.

Nacque così l'idea del Nazareno, rappresentato dalla N centrale del quadrato del Sator che s'irradia nel mondo con le sue Rotas o Sator.
Sulla croce, infatti, c'era il titulus con l'iscrizione fatta comporre da Pilato anche in latino "...Gesù il Nazareno, il re dei Giudei". (Giovanni 19,19)


Poi appare l'idea del TENET - i due assi in croce - che, appunto, sono il telaio che permane comunque giri la struttura.
Questa croce "tiene" TENET compatto il carro che rotea, quindi procede nel mondo.

Questo carro è sì un oggetto che si rende visibile in questo mondo, ma ispirandosi al carro di Ezechiele, ...viene dal cielo!
Soffermiamoci ancora sulla descrizione che fa quel profeta.

Attorno ha tanti occhi, come tanti oblò e ha una cupola trasparente:
"Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste." (Ezechiele 1,22)

A bordo c'è un essere con figura d'uomo:
"...splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia." (Ezechiele 1,27s)

Con il suo spirito moveva le ruote:
"...perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote." (Ezechiele 1,21)

Per gli ufologi, non v'è dubbio, è la descrizione proprio di un UFO ante litteram.
Di fatto è venuto per annunciare agli esuli a Babilonia il ritorno a Gerusalemme.
È questa però anche una profezia che supera quel evento di salvezza solo per i Giudei, ma è anche annuncio che avverrà l'esodo da questo mondo quando sarà fissata la fine del suo ciclo vitale e vi sarà l'auspicato ritorno dell'umanità alla Gerusalemme celeste, città da cui proviene la scintilla della nostra esistenza... perché non siamo esseri di questo mondo, come lo è colui che ci verrà a prendere.

A questo punto della descrizione del quadrato il giudeo cristiano della prima ora che l'ha ideato, che conosceva l'ebraico e le Sacre Scritture, fuggito dalla Giudea o in missione evangelica, avrebbe completato quelle idee formative del quadrato con appropriate lettere per dare il compiuto messaggio in latino, di cui ho detto nel citato articolo "
Il quadrato del Sator simbolo cristiano", ma anche come ho proposto con l'altro articolo "Il quadrato del sator è il carro di fuoco di Ezechiele?", atte, se traslitterate in lettere ebraiche, a sottendere il messaggio base della predicazione per i suoi compagni giudei.
Quelle lettere che ha inserito, infatti, sono quelle che rendono la possibilità:
· in latino, di leggere il Pater Noster;
· traslitterate in ebraico, di leggere una profezia sul ritorno finale del Messia.
"Nel corpo nel tempo l'Unigenito scese in azione.
Il Verbo generato venne nel N(azareno).
Nel mondo crocifisso, per primo col corpo ne riuscì.
Disse che in azione giù riverrà.
Lo rivedremo col corpo."

Dallo sviluppo numerico che ha prodotto il Calabresi tra l'altro, pur se il quadrato con lettere ebraiche non ha l'espressività voluta in ogni direzione, per quanto riguarda i valori gematrici delle righe, colonne e diagonali, come ha osservato l'autore, presenta numeri finali che ci portano al pensiero della divinità e della perfezione e in più presenta il n° 7, unione di umano e divino.
Proprio ciò è indice d'idea cristiana.
Per gli ebrei non convertiti al cristianesimo è blasfemia pensare Dio uomo, invece l'annuncio portato dai cristiani è che, in questo 7° e ultimo giorno della creazione che sta trascorrendo, l'umanità, grazie a il Nazareno, ha accesso alla divinità, perché Gesù è l'inviato dal Padre ed è morto, è risorto ed è asceso al cielo, ma assieme al Padre ha inviato lo Spirito Santo per raccogliere e convertire gli uomini e convincerli del Loro amore.
A quel giudeo cristiano il messaggio primo che interessava di dare non era di produrre un quadrato magico gematrico, ma di asserire l'idea cristiana.
Vista la questione in questi termini il Sator è sì il prodotto di un "cabalista", quindi collegato all'ebraismo, che non scrive per i cabalisti, ma per iniziati cristiani di lingua latina e che rispetto ai cabalisti ebraici ha una nuova e "non piccola differenza", crede nel Nazareno, vero Dio e vero uomo.

Agli inizi, 30-40 anni dopo la morte di Gesù, in Israele non c'erano tante sottigliezze tra gnostici e credenti, erano tutti stati colpiti dagli eventi di Gesù, sia i colti che la gente comune e per il loro approccio con le Sacre Scritture avevano pressoché tutti una pur basilare preparazione.
Gnostici e cabalisti così facevano parte della Chiesa cristiana di Gerusalemme e i giudei che fuggivano da Gerusalemme nel 60-70 d.C. erano tanti e in un modo o in un altro erano infarinati di gematria e di "enigmistica".
La gematria o gimatria e cristianesimo allora andavano a braccetto.
Si pensi al Vangelo di Matteo che inizia con l'idea delle 14 generazioni, numero ripetuto forzatamente che indica David, ai 153 grossi pesci del Vangelo di Giovanni e al 666 numero della bestia nell'Apocalisse. (Vedi "
Numeri nei Vangeli e nell'Apocalisse, annunci del Messia" e "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta")
Lo scopo di quel cabalista del Sator però non era produrre un quadrato magico gematrico con le lettere, ma di fornire un segnale di riconoscimento segreto - ipotesi che appunto accenna il Calabresi - per annunciare il Messia, sia in latino, sia traslitterando in ebraico quel testo.
A conclusione, gli indizi sono tutti a favore della chiave ufologica aliena. INSISTISCI.

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